Un rapporto della FAO e del PAM segnala l’aggravarsi della fame in 13 zone critiche; cinque sono a rischio immediato di inedia

Sudan, Palestina, Sud Sudan, Haiti e Mali si confermano le principali zone preoccupanti, mentre la Repubblica Democratica del Congo è tornata a essere un punto critico da tenere sotto controllo

© FAO/Arete/Patrick Meinhardt

Un agricoltore zappa il suo campo in vista della stagione di semina a Gitikiri, nella contea di Yambio, Sud Sudan

©FAO/Arete/Patrick Meinhardt

16/06/2025

Comunicato stampa congiunto FAO-PAM

Roma - Un nuovo rapporto congiunto delle Nazioni Unite segnala che nei prossimi mesi le popolazioni di cinque zone critiche del mondo rischiano di soffrire la fame estrema e l’inedia, a meno che non ci siano tempestivi interventi umanitari e uno sforzo internazionale coordinato per placare i conflitti armati, arginare gli sfollamenti e approntare una risposta urgente e su larga scala per gli aiuti.

Il recente rapporto sulle zone critiche della fame indica che Sudan, Palestina, Sud Sudan, Haiti e Mali sono le zone più preoccupanti, con intere comunità già colpite da carestia, a rischio di carestia o esposte a livelli catastrofici di insicurezza alimentare acuta a causa dell’intensificarsi o del persistere di conflitti armati, shock economici e calamità naturali. Le devastanti crisi sono aggravate dalle crescenti limitazioni all’accesso e dalla notevole carenza di fondi.

Il rapporto semestrale sulle zone critiche della fame (Hunger Hotspots) è un’analisi precoce e predittiva del peggioramento delle crisi alimentari per i prossimi cinque mesi. Elaborata e pubblicata con il supporto finanziario dell’Unione Europea attraverso la Rete mondiale contro le crisi alimentari (GNAFC), l’ultima edizione del rapporto prevede nei prossimi mesi un grave peggioramento dell’insicurezza alimentare acuta in 13 paesi e territori - i punti più critici del mondo.

Oltre alle zone più preoccupanti, Yemen, Repubblica Democratica del Congo, Myanmar e Nigeria sono oggi zone di massima allerta e richiedono un’attenzione urgente per salvare vite e mezzi di sussistenza. Altre zone critiche sono Burkina Faso, Ciad, Somalia e Siria. 

“Il rapporto parla chiaro: oggi la fame non è una minaccia remota - è un’emergenza quotidiana per milioni di persone”, ha dichiarato il Direttore Generale della FAO QU Dongyu. “Dobbiamo intervenire subito, e farlo insieme, per salvare vite e mezzi di sussistenza”. Tutelare gli allevamenti e le aziende agricole per garantire che le persone possano continuare a produrre cibo dove abitano, anche nelle condizioni più difficili ed estreme, non solo è urgente, ma indispensabile”.

“Il rapporto è da codice rosso: sappiamo dove la fame avanza e sappiamo chi è a rischio, ha affermato Cindy McCain, Direttrice Esecutiva del Programma Alimentare Mondiale. “Abbiamo gli strumenti e l’esperienza per poter reagire, ma senza fondi e accesso è impossibile salvare vite. Investimenti tempestivi e sostenibili per l’assistenza alimentare e il sostegno alla ripresa sono fondamentali, in quanto la finestra per scongiurare una fame ancora più devastante si sta rapidamente chiudendo”.

Zone di massima criticità

In Sudan la carestia è stata confermata nel 2024. Si prevede che le condizioni perdurino a causa dei conflitti armati e degli sfollamenti in corso, in particolare nelle regioni del Kordofan e del Darfur. È probabile che durante il periodo di riferimento gli sfollamenti aumentino ulteriormente, mentre l’accesso agli aiuti umanitari continua a essere limitato. Le circostanze stanno portando il paese verso il parziale tracollo economico, con l’elevata inflazione che limita drasticamente l’accesso al cibo. Secondo le stime, entro maggio 2025 circa 24,6 milioni di persone saranno esposte a livelli di crisi o peggiori di insicurezza alimentare acuta (fase IPC 3 o superiore) e 637 000 persone dovranno affrontare livelli di catastrofe (fase IPC 5).[1]

In Palestina aumenta la probabilità di carestia nella Striscia di Gaza, dal momento che le imponenti operazioni militari ostacolano gli aiuti umanitari alimentari e non alimentari di essenziale importanza. Oltre alla crisi umanitaria in corso nella Striscia di Gaza, i sostenuti prezzi dei generi alimentari, l’esaurimento dei mezzi di sussistenza e il blocco commerciale accelereranno il tracollo economico. Secondo le stime, entro settembre 2025 l’intera popolazione di Gaza - 2,1 milioni di persone - sarà esposta a livelli di crisi o peggiori di insicurezza alimentare acuta (fase IPC 3 o superiore) e 470 000 persone dovranno affrontare livelli di catastrofe (fase IPC 5).

Il Sud Sudan affronta minacce crescenti dovute alle tensioni politiche, al rischio di inondazioni e alle difficoltà economiche. Tra aprile e luglio 2025, circa 7,7 milioni di persone - pari al 57 percento della popolazione - saranno esposte a elevati livelli di insicurezza alimentare acuta (fase IPC 3 o superiore), e 63 000 persone dovranno affrontare livelli di catastrofe (fase IPC 5). Un aggiornamento dell’IPC pubblicato dopo la conclusione del rapporto ha indicato il rischio di carestia in due regioni del paese e confermato le cupe previsioni.

Ad Haiti i livelli record di violenza tra bande e l’insicurezza stanno disperdendo le comunità e mettendo in ginocchio l’accesso agli aiuti. Entro giugno 2025 saranno oltre 8 400 gli sfollati interni (IDP) che già affrontano livelli di catastrofe (fase IPC 5) di insicurezza alimentare acuta nell’area metropolitana di Port-au-Prince.

In Mali, nel frattempo, i prezzi elevati dei cereali e i conflitti in corso stanno erodendo le capacità di resistenza delle famiglie più vulnerabili, soprattutto nelle aree colpite dal conflitto. Tra giugno e agosto 2025 circa 2 600 persone saranno a rischio di catastrofe (fase IPC 5) se gli aiuti non saranno tempestivi.

Altre zone critiche e aree di miglioramento

In Myanmar le conseguenze del recente e grave terremoto rischiano di peggiorare la già disperata situazione di insicurezza alimentare del paese, causata dall’inasprimento dei conflitti armati, dal diffuso sfollamento forzato della popolazione, dalle gravi restrizioni di accesso e ai prezzi alimentari sostenuti.

La Repubblica Democratica del Congo è stata reinserita nell’elenco delle zone critiche a causa dell’intensificarsi degli scontri.

Di contro, Etiopia, Kenya, Libano, Lesotho, Malawi, Mozambico, Namibia, Niger, Zambia e Zimbabwe sono stati rimossi dall’elenco. In Africa orientale e meridionale, nonché in Niger, le migliori condizioni climatiche per i raccolti e i ridotti eventi meteorologici estremi hanno attenuato le pressioni sulla sicurezza alimentare. Anche il Libano è stato rimosso dall’elenco in seguito alla riduzione dell’intensità delle operazioni militari. Tuttavia, la FAO e il PAM segnalano che questi piccoli successi permangono fragili e che potrebbero rapidamente invertire la rotta se le crisi dovessero riemergere.

Appello alla solidarietà globale

In molte zone critiche, la consegna degli aiuti è estremamente ostacolata dalle restrizioni all’accesso umanitario per motivi di sicurezza, impedimenti burocratici o isolamento fisico. Allo stesso tempo, la notevole carenza di fondi costringe a ridurre le razioni alimentari, limitando inoltre la portata degli interventi essenziali a favore della nutrizione e dell’agricoltura.

Il rapporto sottolinea l’importanza di investimenti costanti per gli aiuti umanitari tempestivi. Gli interventi preventivi salvano vite, riducono le disuguaglianze alimentari e proteggono i beni e i mezzi di sussistenza a un costo notevolmente inferiore rispetto agli interventi umanitari ritardati.

[1] Il Governo del Sudan non ha approvato l’analisi IPC del dicembre 2024.

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È possibile scaricare il rapporto qui

Ulteriori informazioni sulla Scala di Classificazione integrata della sicurezza alimentare

Nota per i redattori

Il rapporto sulle zone critiche della fame fa parte di una serie di prodotti analitici finanziati dagli Stati Uniti e dall’Unione Europea realizzati nell’ambito della Rete Mondiale contro le Crisi Alimentari per migliorare e coordinare la produzione e la condivisione di informazioni e analisi basate su elementi fattuali per prevenire e gestire le crisi alimentari. 

La serie comprende inoltre il recente Rapporto Globale sulle Crisi Alimentari 2025, che analizza retroattivamente i livelli di insicurezza alimentare acuta nel 2024, a integrazione del rapporto, un innovativo sistema di allerta rapida che fornisce alle autorità informazioni per la pianificazione e lo stanziamento delle risorse.

Contatti

Irina Utkina Ufficio Stampa FAO (+39) 06 570 52542 [email protected]